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L'Acchianata di Santa Rosalia snaturata e trasformata dal Comune di Palermo in spettacolo e business: la mia lettera all'Arcivescovo Corrado Lorefice

| Notizie
Il popolo, spesso in buona fede, si lascia trascinare come se fosse un secondo Festino. Ma bisogna fermarsi e riflettere: il pellegrinaggio di settembre è altro, e chiede consapevolezza, raccoglimento e preghiera. Ho deciso di scrivere a Mons. Corrado Lorefice per chiedere che venga custodito il valore sacro di questo cammino

Con turbamento ho assistito a come l’Amministrazione comunale abbia trasformato l’Acchianata di Santa Rosalia in un cartellone di eventi, confondendo fede e spettacolo.
Un pellegrinaggio sacro, che da secoli i fedeli vivono in silenzio e preghiera salendo al Santuario, mischiato a installazioni, workshop, premiazioni, canti, performance artistiche.

Questa confusione tra fede e spettacolo non è casuale: crea smarrimento tra la gente, sfrutta la buona fede dei devoti e riduce un momento religioso a strumento di marketing turistico. Il Festino del 14-15 luglio per la Santuzza, conosciuto in tutto il mondo, ha già il suo spazio, ed è giusto rispettarlo. Ma l’Acchianata è un’altra cosa e va anch'essa rispettata: è fede, raccoglimento, cammino spirituale. E come tale va custodita.

Per questo ho sentito il dovere di scrivere all’Arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, chiedendo che venga difeso il senso autentico di un rito che non è folklore ma fede viva.
(segue il testo integrale della lettera)
4 settembre 2025

Gentile monsignor Lorefice,

Le scrivo con il cuore pesante e con profonda indignazione per ciò che sta accadendo attorno all’“Acchianata” di Santa Rosalia. Non riesco ad accettare che un momento di fede, che per secoli ha accompagnato i palermitani nella loro devozione più semplice e sincera, venga oggi snaturato e trasformato in qualcos’altro.

L’Acchianata non è un festival, non è un contenitore di eventi collaterali, non è un’occasione per performance, installazioni, premi o celebrazioni mondane. L’Acchianata è – e deve restare – un pellegrinaggio di fede, la salita silenziosa e orante al Monte Pellegrino, segno di affidamento e di amore verso la nostra Santuzza. Mi chiedo come sia stato possibile ridurre questo rito popolare a una sorta di “secondo Festino”, con il rischio di renderlo uno spettacolo da palinsesto e da copertina. Vedere l’Acchianata riempita di mostre, workshop, collaborazioni, statue-evento, perfino "premi”, è qualcosa che ferisce profondamente chi vive quel momento come atto di fede e di devozione.

Può sembrare una questione “piccola” rispetto a quello che ci circonda nel mondo ma sappiamo bene che il prendersi cura inizia già dalle piccole cose, da quelle che abbiamo vicine.

Quello che sta accadendo è indicativo di un processo ben più ampio e grave: quel modo sottile e silenzioso in cui, quasi senza che ce ne accorgiamo, vengono, oggi più che mai, tolti e svuotati quei piccoli spazi di sacralità che ancora r-esistono e che rendono viva la fede cattolica. Ed è per questoche vanno protetti.

Non è possibile leggere su comunicati e giornali frasi come: “Quest’anno, inoltre, l’Acchianata prevede una collaborazione per un evento collaterale”.

Ma che sta succedendo? Com’è possibile che il pellegrinaggio venga descritto con il linguaggio di un festival culturale? Quelle parole, Eccellenza, sono uno schiaffo al popolo dei fedeli, che si aspetta di vivere un rito religioso, non un cartellone di eventi mondani.

Con profonda amarezza leggo e riporto solo alcune delle dichiarazioni dell’amministrazione:

“Il Sindaco Roberto Lagalla e il Vicesindaco e Assessore alla Cultura Giampiero Cannella sveleranno la nuova installazione della statua di Santa Rosalia ai piedi del Monte e taglieranno il nastro per dare il via alla terza edizione dell’Acchianata delle Rosalie.”

Perché i fedeli, all’inizio dell’Acchianata, invece della salita che li aspetta carichi delle loro intenzioni e fragilità, devono trovarsi davanti a un’installazione che nulla ha a che fare con la sacralità di quel luogo? Dovrei forse pregare davanti a quella installazione? Sono dettagli che confondono chi si appresta a salire al Santuario, che distraggono perché portano ad altro appunto, a un festino 2.

E ancora:

“Un evento straordinario di grande attrattiva per la cittadinanza e i numerosissimi turisti.” “L’Acchianata delle Rosalie è un progetto artistico, una sfida organizzativa, una kermesse verticale di eccellenze siciliane, pronte a raccontare la Santuzza”.

“L’Acchianata delle Rosalie è molto più di un evento culturale: è una kermesse che intreccia spiritualità, tradizione e creatività, capace di valorizzare il patrimonio immateriale di Palermo e promuovere l’eccellenza artistica del nostro territorio. L’impegno del Comune di Palermo in questa iniziativa si fonda sulla volontà di sostenere progetti che coinvolgano la cittadinanza in modo autentico e partecipato, rafforzando il legame tra identità locale e innovazione culturale. Il lavorodell’Associazione Kleis e di tutti i partner ha reso possibile una manifestazione unica nel suo genere”.

“Altra novità è ‘Rosalia 401’, un progetto fotografico popolare che unisce arte, comunità e città, cercando di mantenere aperto il dialogo tra il passato rituale e il presente urbano, in cui tutti i selezionati avranno la possibilità di partecipare gratuitamente a un workshop fotografico curato dal collettivo Dissidenze Visual Lab in collaborazione con l’Associazione Culturale Kleis, che si terrà il 3 e 4 settembre in occasione delle celebri Acchianate al Santuario di Santa Rosalia sul Monte Pellegrino. Durante il workshop, i partecipanti, accompagnati dai membri del collettivo, realizzeranno un reportage fotografico dedicato alla storica salita in onore della Santa Patrona di Palermo Rosalia.”

Viene usata per altro questa parola, Acchianata, come se fosse il nome di un evento. Non è né un progetto artistico, né una kermesse, né un workshop. È un pellegrinaggio. Un cammino che porta a un Santuario, un luogo sacro, e che va rispettato.

Noi saliamo in preghiera, e chi prega porta con sé rispetto. È un rispetto che si manifesta nel silenzio, diverso ma non meno sacro di quello che viviamo entrando in una chiesa. Lì, lungo la salita, c’è concentrazione, consapevolezza, raccoglimento: ciascuno sale con le proprie invocazioni e con il proprio cuore. Non vogliamo distrazioni, non ci interessano spettacoli o rumori esterni. Perché qualcuno deve imporci qualcosa che ha già il suo posto altrove, in altri momenti e in altri spazi? L’Acchianata non ha bisogno di altro, se non della sua essenza: il popolo in cammino verso la Santuzza.

Non posso credere che Lei, come Pastore della Chiesa palermitana, possa essere d’accordo con questa deriva. Non riesco a pensare che la nostra guida spirituale accetti in silenzio che l’Acchianata diventi scenario di una mondanità che nulla ha a che vedere con Santa Rosalia. Perché qui non si tratta di “arricchire” la devozione, ma di trasformarla in spettacolo. E questo, Eccellenza, è osceno.

Mi scuso sinceramente se sembro dura ma le sto chiedendo aiuto, le chiedo di intervenire prima che questa cosa non si possa più fermare. Questa “cosa” che è una prepotenza. Le scrivo anche a nome di tanti fedeli che si sentono spogliati del senso autentico di questa tradizione che qualcuno cerca di rimescolare e confondere, trasformandola di fatto in un festino 2.

Abbiamo bisogno che la Chiesa custodisca ciò che è sacro, che protegga il cuore semplice di questa fede popolare, e che non lasci che venga piegato a logiche di intrattenimento, di visibilità, o addirittura di marketing. L’Acchianata è una preghiera collettiva, non un palco. È un cammino interiore e comunitario, non un festival.

La mia richiesta, con tutto il rispetto che Le porto, è che Lei intervenga. Che alzi la voce, come Pastore, per difendere l’essenza della nostra tradizione e della nostra fede e che interrompa tutto questo che va relegato al Festino di luglio, che ricordi a tutti che Palermo non ha bisogno di trasformare il 4 (e il 3) settembre in spettacolo, ma di ritrovare il senso profondo di un pellegrinaggio che è di popolo e di fede, e che deve rimanere tale.

Confido in lei. Palermo ha bisogno di una guida che difenda la fede dei suoi figli.

Con rispetto,
Marta Genova

 

di Marta Genova